giovedì 30 giugno 2011

A'dam

A’dam
Un brivido mi attraversa la schiena, sopra di me l’azzurro abbagliante: qualche nuvola gioca con le ombre di quei rami che volteggiano al suono del vento. Sotto di me sono verdissime le foglie di questo prato: lunghe, sottili, vergini. Si allungano, mi abbracciano, mi baciano la pelle, poi danzano assieme ai miei capelli. Si intrecciano, si amano. Rimango distesa ancora un po’ su questo prato. Mi piace sentire l’acqua scorrere al fiume, sentire le pecorelle brucare poco più in là, scorgere quel pescatore solitario che assorto e concentrato attende un cenno della lenza. Il gorgoglìo del fiume si insinua nei miei timpani che dolcemente accarezzati da quel suono,
ordinano alla mia mente di chiudere gli occhi e assaporare tutto quello che ora è attorno a me.

E’ palpabile la purezza dell’aria, della libertà. Sono libera. Cazzo se sono libera! Libera di essere ciò che voglio, libera di fare quel che sento e libera di urlare tutto ciò che è prigioniero nella mia psiche malata. Posso finalmente vuotare questo cesto, posso scegliere. Posso scegliere. Posso scegliere.
Mi alzo e mi dirigo tra le miriadi di case agganciate e colorate. Danzo tra loro con il vento umidiccio sulla carne, sorrido felice e torno alla mia casa. Mi affaccio alla finestra e osservo il canale nervoso, che corre e se ne va, ballando sotto i ponti, tra i diamanti del tramonto, anch’esso libero. Come me.

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