domenica 25 settembre 2011

i miei libri...

Mi piace leggere.
Non saprei dire il mio genere preferito, ma vi posso citare il mio autore per eccellenza. Niccolò Ammaniti. Non mi son persa un suo libro, nemmeno quelli di raccolta di racconti dove potessero esserci anche poche righe scritte dal mio ammaliatore. Ammaniti è Ammaniti, senza se e senza ma. Ammaniti è uno stile a sè, un bisogno inconsueto e incontrollabile di sapere cosa starà per succedere, di capire immediatamente
come si evolverà questa situazione. Ammaniti è l'impossibilità di fermarsi anche se gli occhi si chiudono e il cervello sta per sconnettersi... è il continuare avidamente fino a divorare golosamente ogni minima parola di un intero libro, in un solo giorno. Ho vari libri nel mio corridoio, ordinatamente sospesi tra le mensole della mia libreria Ikea. Molti li ho letti, alcuni li ho iniziati e poi abbandonati con un lieve senso di frustrazione. Non mi piace mollarli a metà ma a volte proprio non riesco ad andare avanti. Mi sforzo. Mi dico "ora qualcosa cambierà e ti appassionerai". Ma la mia teoria mi dice che il libro che ho tra le mani deve trasudare carisma, deve tenermi incollata a quelle pagine profumate di cartiera che sfioro con le dita. Quando inizia a diventare difficile seguirlo lo abbandono e lo lascio lì. Ma attenzione. Non intendo dire che i libri "impegnati" sono difficili. Ho letto libroni profondi e intensi, quelli che ci devi mettere proprio la testa dentro per poterli gustare. E li ho amati. Altri invece, molto più leggeri sono ancora li, vergini, da scoprire. I libri sono come il cibo. Puoi andarne pazzo, e a qualcuno può fare orrore. Altri potrebbero disgustarti o crearti un rifiuto nei suoi confronti, mentre il tuo amico ne leggerebbe a milioni.
Ecco, questa sono io con Ammaniti. Un rapporto inscindibile tra autore e lettore. E posso anche dire di piu. Non c'è un libro di Ammaniti che potrei consigliarvi. Perche i miei preferiti non esistono. Se qualcuno mi chiede: qual è il tuo libro preferito? Potrei rispondere "qualsiasi libro nato dalle dita di Niccolò". E in suo onore, porto un tratto di un libro che sto rileggendo per la quarta o quinta volta, alla faccia di quelli che sono ancora li, impolverati e soli, con le pagine croccanti di vecchiaia, che ancora stanno aspettando di essere sfogliati nella mia libreria.

<<Un altro giorno di fuoco. Alle otto della mattina il sole era ancora basso, ma gia cominciava ad arrostire la pianura. Percorrevo la strada che avevamo fatto il pomeriggio prima e non pensavo a niente, pedalavo nella polvere e negli insetti e cercavo di arrivare presto. Ho preso la via dei campi, quella che costeggiava la collina e raggungeva la valle. Ogni tanto dal grano si sollevavano le gazze con le loro code bianche e nere. Si inseguivano, si litigavano, si insultavano con quei versacci striduli. Un falco volteggiava immobile spinto dalle correnti calde. E ho visto pure una lepre rossa, con le orecchie lunghe, sfrecciarmi davanti. Avanzavo a fatica spingendo sui pedali, le ruote slittavano sui sassi e sulle zolle aride. Più mi avvicinavo alla casa più la collina gialla cresceva di fronte a me,più un peso mi schiacciava il petto, togliendomi il respiro. E se arrivavo su e c'erano le streghe o un orco? Sapevo che le streghe si riunivano di notte nelle case abbandonate e facevano le feste e se partecipavi diventavi pazzo e gli orchi si mangiavano i bambini. Dovevo stare attento. Se un orco mi prendeva, buttava anche me in un buco e mi mangiava a pezzi. Prima un braccio, poi una gamba e cosi via. E nessuno sapeva piu niente. I miei genitori avrebbero pianto disperati. E tutti a dire: "Michele era tanto buono, come ci dispiace". Sarebbero venuti gli zii e mia cugina Evelina, con la Giulietta blu. Il Teschio non si sarebbe messo a piangere, figuriamoci, e neanche Barbara.Mia sorella e Salvatore,sì.Non volevo morire.Anche se mi sarebbe piaciuto andare al mio funerale. >>



Nessun commento:

Posta un commento