giovedì 29 settembre 2011

misera me - tutte le ultime 10 puntate raggruppate in un unico (lunghiiiiissimo) post... :)

Dicembre - Sono seduta su questa panchina di legno e ferro battuto. Mi sono bordata di sciarpa fino al naso, occhiali da sole e berretto. Sia mai che qualcuno mi riconosca. In fin dei conti ci sono vissuta 20 anni qui. Tutti mi conoscono nel raggio di 4km. Chiunque passi potrebbe riconoscermi senza questa copertura d’emergenza. Il sole sta calando, ma la visibilità è ancora ottima, inizia ad essere freddo e forse dovrei iniziare a pensare di levare le tende, ma non riesco a staccargli gli occhi di dosso.
E’ immensa. Davanti a me un immenso splendore di mattoni, intonaco rosa e tegole. Un giardino luccicante e una siepe verdissima, più verde dell’erba del vicino. Un cancelletto piu piccolo, verde scuro, e accanto uno più grande, comandato a distanza. Mi ricordo che da piccola temevo che Charlie, il mio cane, rimanesse spappolato dentro il buco dove, grazie ad un binario, il cancello andava ad infilarsi. Neanche fosse stato un cretino… mi piace enormemente quella cassetta della posta in rame, che hanno mantenuto uguale uguale. A parte il nome. Non c’è più il mio cognome, cazzo. Ce n’è uno che non centra niente. Un nome insensato, stupido e inutile come le persone che ora stanno li dentro la mia cucina, stesi sul divano del mio salotto, a pisciare sul water del mio bagno e a gingillarsi i gioielli nella mia jacuzzi.  Un lampo attraversa il mio sguardo. Rientrerò in quella casa.

Ci devo rientrare.

Devo farlo, devo rivederla. Devo camminare sul granito della zona giorno e sul parquet della zona notte, voglio toccare con queste dita il muro liscio spatolato di rosa, voglio ripercorrere il corridoio di specchi e giocarci come facevo quando ero piccola. Voglio risalire le scale di legno a piedi scalzi, voglio uscire nel mio terrazzo, stendermi sul letto singolo della mia stanzetta tapezzata di poster e voglio anche riaprire la botola che portava in soffitta: quella botola che si apriva con il paletto lungo e dorato agganciandolo ad essa e che aprendosi ti offriva un groviglio di scale che potevi allungare fino a terra. Voglio poi scendere le scale di cotto con il corrimano di ottone dorato ed entrare in taverna, sedermi su quelle 12 sedie (sì, su tutte!!!) cosi grandi da non potersele immaginare, pesantissime, importanti e protettive.

Lo farò. A costo di farmi arrestare, ma entrerò.

Quando torno a casa i gatti mi salutano, questi maledetti l’hanno fatta di nuovo dentro! Lo sento! Senti che puzza! Apro immediatamente le finestre e lascio che l’aria entri e purifichi questo misero salotto. Cerco la malefatta sotto il divano, ma non c’è. Dove cazzo l’hanno fatta? Vabbè, poi la cerco! Non mi ha fatto bene stare lì davanti tutto quel tempo. Il mio castello mi manca, mi manca terribilmente. Ed entrare qui dentro me lo fa ricordare ancora più luccicante di quello che realmente era. Vado nel misero bagno e mi siedo sul misero cesso a posare queste misere chiappe per fare la pipì. Anche il mio culo vale di meno, da quando non abito più nella vera CASA. Nemmeno un “Topolino” da sfogliare finche sono seduta qui!? Beh è vero, son passati dieci anni, ma che c’entra? Farmene una ragione? Ma cosa state dicendo? Non si può farsene una ragione.
Mi spoglio, tiro l’acqua ed accendo l’acqua della doccia, bollente. Mi sposto davanti allo specchio, mi spettino la chioma e mi osservo. Grassa, con il trucco colato sotto gli occhi, pelle orribilmente lentigginosa. La mia espressione la dice lunga, un mix tra il depresso, incazzato e sfigato. Devo fare qualcosa, non posso continuare cosi. Devo fare una dieta, comprarmi una di quelle confezioni di “cambia pelle”, portarmi la trousse dei trucchi nella borsetta come fanno le mie colleghe e magari dopo aver venduto il mio corpo a qualche estraneo dovrei anche andare a rifarmi il guardaroba. Lavoro in un’azienda di moda di fama internazionale e vado in ufficio con gli stessi abiti con i quali due anni fa andavo a lavorare al mercato comunale ortofrutticolo. Forse devo proprio darmi una regolata. Finche penso a tutte queste cose i miei occhi si iniettano di odio. Devo anche smetterla di avere pena di quei 4 gatti pulciosi pelosi e grassi e anche se fa freddo li devo lasciare fuori di giorno quando sono al lavoro: continuano a farla in giro per la casa, almeno se faccio cosi la faranno fuori e  la mia già di per sé misera casa smetterà di puzzare di merda! Non mi vedo più…che succede? Ah…la doccia… il vapore… lo specchio.

Quando esco dal bagno con le ciabatte inzuppate e la pelle che fuma trovo il branco che mi aspetta in riga davanti alla porta. Ma Santo Cielo! Pesano 10 kg l’uno e hanno sempre una fame da terzo mondo. Mi trascino in cucina e apro lo sportello sopra il frigo, prendo il sacco delle crocchette e i bastardi iniziano ad urlare come fossero quarant’anni che non vedono traccia di cibo. I miei vicini staranno sentendo tutto, e alla prossima riunione condominiale saranno cavoli amari, come ogni riunione. Mi fiondo angosciata in velocità verso le ciotole, so che appena inizio a versare le palline puzzolenti nelle loro ciotole colorate, si tapperanno quella boccaccia. Le raccolgo, le poso in riga sulla mensola di legno e le riempio di crocchette. Il tutto con velocità degna di Carl Lewis.  I miagolii e i lamenti aumentano di volume attimo dopo attimo, il mio cervello sta impazzendo, se non la smettono subito verrà qualche vicino a bussarmi alla porta per lamentarsi! Devo fare in fretta e in preda ad una crisi simile a quella di abuso di anfetamina corro (con le ciotole in bilico una sopra l’altra) dalla cucina verso il terrazzo per sbattere fuori queste 4 palle di lardo : non mi accorgo della tapparella semi-abbassata e come in un film di stanlio e ollio (ovviamente indovinate in chi dei due mi riconosco) la prendo in piena fronte e cado distesa a terra. Credo di perdere i sensi per qualche attimo e quando riapro gli occhi mi rendo conto di essere ricoperta da quelle puzzolentissime crocchette sparse in ogni cm del mio corpo. E i gatti le stanno mangiando. La testa mi si accascia di nuovo a terra.
Misera me.

Il pc si sta accendendo qui in ufficio, qualcuno ha aperto le finestre per ripulire l’aria viziata, e fuori gli alberi sono ricoperti di ghiaccio. Vabbè… Eccola sta arrivando, potrei riconoscerla tra mille tacchi. E’ lei,  Sgambettona.  Alta almeno 1.80, con i boccoli biondi fino a poco sopra le spalle, lampadata, occhi verde smeraldo, pelle delicata e lentigginosa, minigonna vertiginosa e tacchi 12 anche al discount. Gambe lunghe e turgide, dentoni pronunciati, mento alto e scia di profumo, ovviamente griffato. Quando cammina i suoi boccoli dondolano a ritmo delle chiappe alte e sode e delle tette di marmo. Inutile girarci intorno, è veramente l’apoteosi della femminilità e potrebbe vincere il premio “quella che più se la tira in tutta la provincia”.
Io non riesco ad essere cosi. Eppure scommetto che se lei si vestisse come me perderebbe miliardi di punti. Forse io sono meglio di lei… No, ok … ho detto una cazzata. Lei ha un fisico perfetto, io no. Anzi. Però mi ci metto pure io cavolo, vestendomi come una terremotata o come una che sta andando a fare una gita nei boschi, o una passeggiata in campagna. Il fatto è che io non riesco a camminare sui tacchi. Adoro le scarpe con i tacchi, se sapessi camminarci mi comprerei un tacco 12 una volta a settimana, ma quando ci sono sopra non riesco a fare nemmeno tre passi senza rischiare di slogarmi una caviglia. Ci sono donne che ci corrono con quei trampoli, io nemmeno con un tacco da 4 x 4 riesco a camminare disinvolta.
Cerco di lasciar correre via questo pensiero e mi siedo davanti al pc. Poggio il mento sulle mani e mi metto a pensare… la mia casa…la mia casa… come posso fare per entrarci nuovamente? E’ diventata un’ossessione oramai…
A fine giornata esco esausta dall’ufficio, con l’aspetto di una rom al supermercato. Quando torno alla mia misera dimora e dopo un’ulteriore doccia bollente mi ritrovo in cucina vestita con:

-          pigiamone intero antistupro di winnie the pooh
-          moppine ai piedi con la faccia di Pluto
-          turbante di asciugamano rosso magenta
-          cerotto marrone traspirante sulla fronte dove c’è la ferita provocata dalla tapparella di ieri sera
-          maschera all’argilla e cetriolo per purificare e tonificare la pelle del viso (stesa evitando accuratamente la zona cerotto)

Sto spadellando una busta di “quattro salti in padella”: la dieta la inizio domani, mica posso tenermi in freezer sta roba, che poi cedo alle tentazioni. Quando tutti i cubi chimici di sughetti altamente colesterolizzati si sono sciolti, verso le due porzioni su un piattone gigante e mi siedo sul divano con in grembo la profumata pietanza e una forchetta. La coca cola è gia sistemata sul tavolino da un po’, niente bicchiere, bevo a canna cosi non lo devo lavare. Ho già un sacco di roba li dentro a quel lavello! Non faccio in tempo ad accendere la tv che suona il campanello. Ecco cazzo! Lo sapevo! Sono quei due siciliani che abitano sotto che non hanno niente da fare e vengono a scassare la minchia, come si usa dire dalle loro parti, perche non hanno un bel niente da fare. Dovranno sicuramente lamentarsi delle urla da denuncia ENPA che quei 4 bastardi lanciano ogni volta che mi beccano a preparare le ciotole. Poso scocciata il mega piatto sul tavolino, e anche se la maschera si sta indurendo sulla faccia, vado verso l’entrata per aprire la porta, tanto li liquiderò in pochi attimi!
Quando sono a pochi cm dalla porta vengo assalita da un dubbio: ma i Siciliani verrebbero a suonarmi il campanello alle 10 e mezza di sera? Con passo felpato mi avvicino allo spioncino e con leggerezza degna di lupin lo sollevo e ci poso l’occhio.
Oh.
Porca.
Puttana.

Oh.
Porca.
Puttana.

Oh.
Porca.
Porca.
Porca.
Puttana!

Me ne ero completamente scordata!!! Mirko! Oddio che razza di idiota che sono! C’è Mirko sull’uscio e io non posso aprire per una serie infinita di motivi! Si è fatto 75km per venirmi a trovare e io me ne sono completamente scordata! Porto entrambe le mani alla bocca e la stringo forte per tappare quel mugolio che sta cercando di uscire con tutte le sue forze! Inizio a saltellare intorno a me stessa con lo sguardo terrorizzato, cercando nel mio cervello vuoto un cazzo di neurone che mi aiuti ad uscire da questa situazione! Suona di nuovo, si sta innervosendo, lo sento sta sospirando! Quel tipo non è tanto giusto, butta giù la porta se non gli apro! E come minimo non lo vedrò per il resto delle prossime otto vite se oso fingere di non esserci!

Aiutami cervello
Aiutami cervello

Mi picchio con dei forti pugni sulle tempie sperando di far smuovere qualcosa!

EUREKA!

“Mirko?!?” cerco di sembrare disinvolta parlandogli attraverso la porta ma l’argilla induritasi sul viso mi impedisce di aprire bene le mandibole.
“Si, beh che fai? mi apri o no?” . Scazzatissimo.
“Ehm… si … dovresti aspettare un secondo… sono appena uscita dalla doccia, e non possiamo stare qui…!”
“Ma se andiamo a letto assieme da due mesi, che mi frega se sei mezza nuda, e perche non possiamo stare qui?!”
“Zitto cretino!!! Stai urlando sul mio pianerottolo!!!” e aggiungo sussurando e cercando di essere il più credibile possibile: “ho un ospite, dopo ti spiego…”
Tutto i condomini saranno con le orecchie sulle loro fottutissime porte a guardare Mirko dallo spioncino e a sghignazzare!
“Dai muoviti stupida!”. Non c’è ironia in questa offesa.
“Arrivo, faccio in un momento, stai zitto e non parlare”

Finche mi allontano dalla porta sento il cretino che fischietta una canzone dall’aria prettamente erotica. Testa di cazzo. Devo fare più in fretta possibile o mi rovinerà la mia già instabile reputazione qua dentro. Ma proprio io dovevo diventare la amica speciale di quest’imbecille? Corro sgraziata verso la cucina, inciampando sulle scarpe che mi sono levata appena entrata in casa e che ho lasciato davanti alla porta, rovesciate a terra. La staffetta continua fino al bagno, dove vado a sciacquarmi la maschera d’argilla che nel frattempo è diventata un pezzo di marmo: con le unghie la sollevo e la stacco in preda a dolori atroci. Getto le moppine e il pigiamone sul bidet, mi dirigo veloce e nuda in camera a cercare delle mutande che non assomiglino a quelle di zia Peppina. Quando Mirko si attacca al campanello senza pietà, tralascio l’idea di cercare della lingerie sexy e mi infilo le prime cose che trovo. Un velo di trucco, una phonata veloce alla lunga chioma nera e poi eccomi pronta! Posso uscire.


Arriviamo al pub e ci fiondiamo nel primo tavolo libero, vediamo di scegliere quello un po’ più appartato.
Lui mi guarda negli occhi “dai, dimmi chi c’è in casa tua”. Prendo tempo per inventarmi una cazzata dell’ultimo minuto “che c’è? fai il geloso adesso?” “Dai su su, non dirmi stronzate, chi c’è? Non sono geloso. Voglio solo sapere come mai non mi hai fatto entrare”. Nel suo sguardo c’è aria di sfida mista a fastidio. Questa serata non finirà nel migliore dei modi. D’un tratto sento un tacchettìo conosciuto, entriamo in una specie di microcosmo a rallentatore in cui tutto è in slow-motion. Questo rumore lo conosco perfettamente, e vedo Mirko che stacca ferocemente gli occhi dai miei e volge la sua attenzione verso l’entrata del pub. Indignata mi volto anche io, sempre in slow motion e come sospettavo vedo Sgambettona varcare la soglia di legno. La mia espressione vira dal sorpreso al disgustato quando mi accorgo della bava che scende a lato della bocca di Mirko. No, non sono gelosa, è che Sgambettona non può essere sempre la protagonista, anche quando dovrei esserlo io. Mi ero impegnata cosi tanto per essere la stella di questo cielo questa sera, e invece, eccomi qui a vedere quelle gambe kilometriche che avanzano setose e languide verso di noi. Tic tac tic tac tic tac. Maledetti tacchi rumorosi, ma non dovrebbe essere a casa con i piedi in ammollo invece di andare in giro a sculettare e a rubare le attenzioni dei miei amici speciali???
La mia bocca cade letteralmente a terra quando, dietro i dondolanti boccoli, spunta un viso a me noto. No, dai. Non può essere veramente lui. Socchiudo gli occhi per mettere più a fuoco e li strizzo incredula. E’ il Viscido. Ma… è in compagnia di Sgambettona? Alto 30 cm meno di lei, con una specie di abito grigio da uomo di un paio di taglie più grandi, mocassini aborranti, capelli unti e ingellati, sorriso ligneo e subdolo e – tocco finale – unghietta del mignolo lunga e appuntita. Potrei riconoscerlo tra mille. E’ lui, il nuovo padrone della Mia casa.
Viscido si siede al tavolo con Sgambettona e posa il braccio sulla spalliera della panca atto a fingersi disinvolto e a suo agio.
Però aspetta…Sgambettona…Viscido… amici… amanti… lei potrebbe essere il mio gancio per rientrare nella mia dolce e dimenticata dimora! EUREKA 2! Oggi sono proprio un pozzo di sapienza e sagacia.

“devi conquistarla…”
“eh?”
“si…devi conquistarla”
Mirko ride e si beve un sorso di birra guardando sgambettona. Poi si gira verso di me e il suo sorriso si smorza quando vede che sono seria e determinata. Poggia la birra sul tavolo, aggrotta le sopracciglia e mi fissa. “Scusa, fammi capire…cosa devo fare io?”
“La devi conquistare! Devi entrarci in confidenza, devi riuscire a fartela amica, fai quello che ti pare, ma devi riuscire a fare in modo che lei vada pazza di te” biascico sottovoce. Lui sta li, con i suoi occhi grandi a guardarmi colmo di punti di domanda e dubbi e io dentro di me, in fondo in fondo, dove si nascondono i sentimenti più imbarazzanti che ripudiamo, mi maledico per quello che sto facendo. So che me ne pentirò. No no…non sono gelosa, però insomma, buttarlo proprio tra le braccia di sgambettona non è il massimo della mia autostima e io in fondo…no basta con questa cosa, è solo possessività, non sono innamorata di questa sottospecie di uomo che le donne se le mangia a colazione.
Mi sistemo i capelli e mi do una grattatina alla punta del naso.
“Carlotta…dimmi di cosa stai parlando. Per quale assurdo motivo dovrei cercare di diventare amico di quella Giovannona Coscialunga che A) non mi guarderà minimamente considerando quanto se la tira;  B) E’ gia accompagnata, anche se quel bruco li accanto è di dubbio gusto;  C) Non amo conquistare quelle donne di legno… a letto sono frigide” e ghigna soddisfatto.
Mi irrigidisco “Ma cazzo, sempre sul sesso la devi buttare! Non riesci a pensare a nient’altro?” esplodo senza rendermi conto che con il mio tono di voce sto attirando l’attenzione di tutti i nostri vicini di tavolo.  Arrossisco e mi sistemo composta sulla panca. Ho lo sguardo basso ora, almeno Mirko non può guardare dentro i miei occhi verdi. I miei lunghi capelli neri e mossi scendono sulle mie spalle e su parte del viso. Li scosto con finta scioltezza e sospiro. Prendo la mia birra e ne bevo una bella quantità in un sol colpo.
“Non ti chiedo se mi vuoi bene, il nostro rapporto è solo di sesso e amicizia, però ti chiedo una cosa… puoi fare una cosa per me? Da quando i miei genitori si sono separati e hanno venduto casa, sogno tutte le notti di rientrare nella mia <<casa dolce casa>>” spiego, mimando le virgolette piegando in aria indice e medio.  “Son passati dieci anni e io sento che per togliermi questo incubo notturno devo assolutamente rivederla”.
“Tu sei pazza. E tutta questa paranoia cosa c’entra con quella biondona?”
“Lo vedi il Viscido? Lui è colui che ha comprato la mia casa”
Mirko si alza ridendo e scrollando la testa “No no no, non mi mettere in mezzo a queste str…” non lo lascio finire e tirandolo per un braccio lo trascino sulla panca dov’era seduto, di fronte a me. Ci guardiamo in silenzio negli occhi per qualche lunghissimo istante e i suoi occhi di brace mi stanno cuocendo l’anima. Sono cosi neri, cosi belli. Le sue sopracciglia aggrottate ed importanti sono in armonia con i suoi lineamenti dolcemente marcati.
“Se non fosse cosi importante, non te lo chiederei.”
Silenzio. Occhi negli occhi. Nessun rumore attorno a noi, solo qualche bicchiere ovattato che sbatte e qualche tuffo al cuore che crea miriadi di onde di emozioni, come una goccia che cade in mezzo ad una pozzanghera. Come fa ad avere quello sguardo ferocemente insistente e penetrante ed essere allo stesso tempo cosi privo di amore per le donne? Perche non riesce ad amarne davvero nemmeno una? Perche le sue donne sono solo dei passatempi, come me?
“Ok. Ok. Senti…non so esattamente come dovrò fare ma Ok… ci provo, vedo quel che riesco a fare. Qual è il tuo obbiettivo? Entrare in quella casa? Ok. Ci proveremo, se per te è tanto importante. Lasciami fare… Però devi darmi qualche informazione su di lei. E comunque sei in debito perenne con me per questa stronzata sia chiaro, che puoi pagare in comode rade sessuali!” conclude con il solito sarcasmo. Io sorrido. Ma allora un po’ di cuore ce l’ha. Lo guardo e gli dico ridendo “Bene, vieni con me che pago l’acconto” ed alzandoci, usciamo dal locale e ce ne andiamo a casa sua.

La mattina mi alzo nel mio letto, non dormiamo mai assieme, troppo intimo. I gatti stanno già grattando sulla porta, ma guarda te! Hanno fame… strano! Mi alzo con l’agilità degna di uno zombie, mi dirigo verso il bagno e apro decisa l’acqua calda della doccia. Piscio osservando il vuoto davanti a me e in questo momento di estrema concentrazione mattutina ripercorro la serata al pub: Mirko, Sgambettona, Viscido. Sarà la cosa giusta?
Arrivo in ufficio e prima di arrivare alla porta sento già le mie colleghe spettegolare incuriosite. Di cosa staranno parlando? Quando arrivo mi fanno cenno di avvicinarmi
“ehy Carlotta, tu ci vai domani sera?”
“Dove?”
“Alla festa per i dipendenti che fanno al locale “Russian house” dove si mangia e poi si balla sui tavoli!!!”. Non sapevo di questa festa e non mi stupisce: detesto questi locali da truzzi che si vestono con quella specie di tute da sub in lattice e che indossano occhiali da sole alle 3 di notte.
“Macchè, no no per carità” affermo allontanandomi e dirigendomi verso la scrivania.
“Ma dai, io vengo con Elia, il mio nuovo Toyboy” fischietta stridula e fastidiosa Ines “Puoi portare chi vuoi, dai non mancherà nessuno…dai che ci divertiamo e facciamo le pazze” sibila tentando di rendermi la proposta avvincente abbozzando un twist.
“beh vi faccio sapere eh?” – cosi almeno la smettono.
Poi un lampo. “La festa…potrei andarci con Mirko… Sgambettona ci sarà di certo e noi potremmo mettere in atto i nostri sporchi tranelli…figurati se manca quella tamarra. Ma lui dovrebbe fingersi il mio fidanzato… quindi passerei pure per cornuta, se lui facesse il cascamorto con lei, come giustamente IO gli ho chiesto…”
Aaaaaaa diosanto!!!!!!!!! Mi lascio cadere sulla sedia.
Ines mi guarda dalla sua postazione e si alza eccitata “Allora Carlotta, vieni o no?” E’ evidente che vuol vedere se ho qualcuno con cui andare, quella vecchia cicogna col toy boy, perche pensa che io sia una sfigata...andare col mio “Mirko spalla larga” la metterebbe a tacere una volta per tutte.
“Pronto?”
“ciao ..”
“ciao..! Carlotta…come mai mi telefoni? Non è da te…”
“Devo chiederti una cosa…”
“Oddio, devo sedermi?”
“mmm…mi sa di si”
“Ok…fatto”
“Domani sera hai impegni?”
“dipende!” risponde senza esitare
“devi accompagnarmi in un posto”
“mmm…interessante? Sesso in un bosco? Sesso all’aperto? Locale per scambisti?”
“Ma smettila! Niente di tutto questo…si tratta di una festa… è una festa che fa la mia azienda tutti gli anni, e io dovrei andare con un accompagnatore. NO! Non è perche voglio che TU mi accompagni, ma perche ci sarà anche Sgambettona” mento un po’.
In realtà voglio unire l’utile al dilettevole. Un po’ per sgambettona e un po’ per non andare da sola come tutti gli anni, a fare la parte della sfigata.
“Ma.. e io che ruolo avrei?”
“Devi fingere di essere …il mio…si dai hai capito”
“Oddio non vorrai farmi dire quella parola…”
“No non dirla, comunque è quella la parte che devi fare ma si tratta solo di una recita, in questo modo potrai avvicinare sgambettona.”
Silenzio.
“no.”
“ma…come no???”
Esplosione di risata:
“Ma si che vengo, cosi la smetti co sta storia di sta casa!!! Ma niente baci in pubblico o gesti affettuosi…noi non siamo fidanzati e non lo saremo mai…”
“Ma è ovvio!” rispondo con sorriso acre e con un tono di voce troppo squillante. Perché poi è cosi categorico? Non è che mi interessi essere la sua fidanzata, per carità, non lo vorrei mai, ma sembra che io abbia il virus Ebola! Uff…
“passo da te per le 8? Che look serve? Mio Dio, mi sembra di essere uno gigolo…dovrei farmi pagare bella mia”
“Ma fammi ridere! Dovresti ringraziarmi invece, ti porterò in un posto meraviglioso e superchic pieno di donne stupende, quindi vestiti adeguato all’ambiente!”
 
Alle 18:00 mi sto preparando anche se sono in netto anticipo e ho una strana pinza che mi attanaglia lo stomaco, come se durante un operazione chirurgica me l’avessero dimenticata dentro. Si si, sarà tutta colpa del la festa, mi dovrò confrontare con quelle cicogne, io nella mia goffaggine.
Mi piastro i capelli lunghi e di carbone, che strani, sembrano molto più belli e setosi, mi sistemo le sopracciglia con una pinzetta e mi trucco a dovere… leggero fondotinta, una passata di cipria, qualche spennellata di fard e del buon mascara che rende i miei occhi ancora più grandi ed espressivi. Colpo finale un tocco di lucidalabbra sulle mie labbra carnose. Beh sai che tutto sommato non sono poi cosi male?
 
Indosso quell’abito che sapeva di naftalina, visto che non lo mettevo dal 1800 ma che ho lavato e stirato accuratamente per l’occasione. E’ nero, stile impero che arriva sotto il ginocchio. Due piccoli svarosky  impreziosiscono il centro del decollete. Un copri spalle bianco richiama la tonalità neve delle decollete, ovviamente a tacco basso. Sono a disagio con questi cenci, eppure dovrei sentirmi bellissima, lo sono.
Quando arriva Mirko mi squilla al cellulare e scendo veloce le scale, per lo meno con la velocità che mi permette di non arrivare giu rotolando. Stiamo andando a quella festa, non ci posso credere. Quella festa che potrebbe riavvicinarmi al mio sogno segreto di rientrare in quella casa. Rientrare in quella casa e vedere se c’è ancora quella cosa che ho lasciato in soffitta. Sta nel sottotetto, sono passati piu di dieci anni ma lo ricordo benissimo. Terza tegola a sinistra, in fondo, accanto al rosone. Sarà ancora li? La devo riavere. Chissà se quel viscido l’ha  mai trovato, e chissà cosa ne ha fatto.
Quando arrivo in strada mi giro a destra e sinistra e non vedo la scassatissima vecchia Volvo di Mirko…dov’è? Scocciata lo vedo qualche decina di metri piu avanti... il solito maleducato. Entro in auto e lui è bellissimo, devo ammetterlo, purtroppo. Capello lucido di gel, spettinati  all’indietro, carnagione scura che si abbina ai suoi occhi neri, abito elegante e degno di nota, cravatta scura e camicia grigia… non l’avevo mai visto cosi ben vestito. Eh si…mi sa che questa sera riusciremo nell’intento di acchiappare Sgambettona.
 
Entriamo alla festa, in questo locale semibuio, pieno di luci soffuse e di profumo orientale, la musica jazz crea un ambiente raffinato e dei camerieri alti e piacenti stanno servendo dei bicchieri di vino bianco ai gruppetti di chiacchiericci che si sono formati.
E' strano rivedere in quest'ambiente tutte le persone che incrocio isteriche ogni giorno nei corridoi e trovarle tutte cosi serene, eleganti che ridono sguaiatamente ma con classe a qualche squallida battuta di un uomo di dubbia provenienza. Leggi nei loro occhi il desiderio irrefrenabile di appartarsi immediatamente con qualche altra cariatide a spettegolare sul marito di quella o sul compagno dell'altra. Donne, non serve aggiungere altro.
 
Ci sono proprio tutte e allungo il collo per trovare la nostra preda. Eccola là. Stasera splende di luce propria. Indossa un tubino aderentissimo senza spalline di pailettes luccicanti tinta argento, i capelli sono semi raccolti e alcuni boccoli le cadono sulle spalle. Il trucco è molto sapore acqua & sapone, ma è evidente che ci ha messo un pomeriggio per dare quell'effetto. Gli occhi verdi risaltano affiancati da due grandi orecchini smeraldo a loro volta abbinati ad un vertiginoso tacco 12 di un sandalo griffatissimo. Tocco finale, il  piccolo foulard argentato legato al lungo collo cignesco.
Sono li a bocca aperta che la osservo e la invidio nella sua snellezza, nelle sue lunghe gambe sode e nel sorriso perfetto quando Mirko mi lascia senza parola prendendomi per mano e avviandosi tra la folla verso il buffet.
 
La musica mi stordisce, o forse è la mano di Mirko che stringe la mia e che mi fa quasi perdere i sensi dallo stupore con retrogusto di amore. Non aveva detto che non dovevano esserci segni di affetto? Forse non vuole perdermi in mezzo a questa gente. Le cariatidi ci osservano e guardano le sue spalle, il suo viso, il suo sguardo concentrato. Poi osservano me come a chiedersi cosa ci fa una come me con questo bel tipo. Puttane.
Quando arriviamo al buffet Mirko si posta accanto a Sgambettona e inizia a parlare con me per sembrare disinvolto. Lei lo guarda.... meowwwwwwwwwww... non è servito molto tempo. La gatta l'ha già puntato. Ma vedi un pò che gatta morta, lo sta stuprando con lo sguardo! Lui è compiaciuto e mentre parla con me guarda lei. Dovrei essere contenta, ma mi sento cosi idiota. Ora lei penserà che sono una tripla sfigata, il cui fidanzato fa il biasciocone con lei.
 
Sospiro e mi scolo d'un sorso un bicchiere di vino. Mirko mi posa una mano tra il collo e la spalla e mi scosta i capelli, poi mi sorride e mi accarezza una guancia
Cosa sta succedendo. Non capisco piu niente. Io, lei, lui, lei, io, lei, e poi ancora io e lei. Sta giocando. Lui sta giocando per farla arrapare e io sono la burattina per riuscire nel suo gioco. Ma cazzo, gliel'ho chiesto io di farlo, ora non posso tornare sui miei passi. E' ora di levarsi di mezzo e lasciare campo libero. Gli prendo la mano e dico "arrivo subito", e senza lasciarlo rispondere nè guardarlo nei suoi occhi infiniti mi volto e mi incammino verso un posto indefinito.
 
Nel tragitto verso l'esterno mi scolo 3 bicchieri di vino per darmi forza. 
 
Arrivo al terrazzo col 4 calice tra le dita, mi appoggio al muretto che da su un grande parco e sul panorama dell'intera città illuminata e mi accendo una sigaretta.
 
"La mia casa, la mia soffitta, il mio segreto da riprendere nella terza mattonella. Ecco perche siamo qui. Non per quella stronza, ne tantomeno per Mirko, che è solo un cascamorto senza cuore che non mi ama...e poi nemmeno io lo amo" mi convinco. "E' solo la mia pedina. La mia chiave per quella porta". Sento una mano che mi accarezza la schiena "Che bei capelli hai stasera: sembrano di seta. E questo abito è un incanto. Perche non ti valorizzi cosi quando siamo in ufficio?"- spalanco la bocca e cerco le parole per rispondere. Francesco. E...lui che cosa ci fa qui accanto a me? Non mi ha mai rivolto la parola ed è un pezzo grosso dell'azienda, dirige il reparto commerciale, nonostante la giovane età. Quando si accorge che non so cosa dire abbassa lo sguardo e accenna un sorriso, poi mi porge la mano "Scusa, ti ho sempre vista ma non mi sono mai presentato: sono Francesco Oliviero, reparto commerciale" ricambio la stretta di mano fissandolo negli occhi "ciao, sono Carlotta, reparto fatturazione" e accenno un sorriso dubbioso, forse dettato dalla percentuale di alcool nel sangue che inizia a farsi sentire.
 
Mi toglie il bicchiere posandolo sul muretto e senza darmi possibilità di capire cosa stia accadendo prende il mio braccio e lo posa sulla sua alta spalla, e posa le sue mani sui miei fianchi, iniziando un lento ballo erotico.  Fossi stata lucida l'avrei preso a schiaffoni, ma questa cosa mi piace, un soffitto di stelle e un cielo buio degno della migliore sceneggiatura di hollywood ci accompagna, assieme a questa sensazione di essere una cenerentola, una principessa, una protagonista di un film d'amore. Piano piano i nostri corpi si avvicinano e si stringono sempre di piu, ed è quasi piu eccitante di fare l'amore. Il profumo della sua giacca di pelle inebria la mia psiche e si mescola agli atomi delle bollicine d'alcool.
 
Tra una nota e l'altra, sento il suo respiro e il suo battito del cuore. Il mio accellera notevolmente. O sto facendo un infarto o sto sognando.
 
Il mio sguardo si infila da sopra la spalla di Francesco tra la gente che all'interno del locale stanno ballando come noi e improvvisamente i miei occhi si incontrano ferocemente con quelli di Mirko. Sta ballando con Sgambettona, e anche loro sono molto molto vicini. Qualcosa mi fa incazzare terribilmente. Perche cazzo sta cosi attaccato a quella mezza troietta? Perche mi guarda cosi? Non vorrei sbagliarmi ma ho l'impressione che lui stia pensando la stessa cosa di me e Francesco. Il suo sguardo almeno non mente, lo conosco. E' molto offeso.
 Lo conosco eccome quello sguardo. Ok, ok...non siamo FI-DAN-ZA-TI ma ci frequentiamo da mesi e so riconoscere le sue espressioni. Francesco mi accarezza gentilmente i fianchi e io per la prima volta non penso che potrebbe sentire le mie maniglie dell'amore, ma continuo a tenere la testa posata sulla sua spalla e a guardare gli occhi di Mirko che si comportano alla stessa maniera. Ah si? Vuoi sfidarmi brutto maiale schifoso che stai con me solo per venire a letto con la sottoscritta e io - stupida - mi faccio trattare cosi da te? Vuoi sfidarmi??? Beh, peggio per te.

Mi stringo ancora piu forte a Francesco e alla sua giacca di pelle che profuma di selvaggio, socchiudo gli occhi e sento le sue mani dinoccolate che mi accarezzano i capelli. Vado in visibilio. Per un attimo non capisco piu nulla, sento solo il suo respiro. Quando riapro gli occhi vedo per un infinito attimo lo sguardo ingelosito di quel bastardo di Mirko che pare voler richiamare la mia attenzione e penso "ahh...bene...ora mi verrà a prendere quello stronzo, mi strapperà dalle braccia di questo cavaliere arrapante e finalmente ammetterà che è geloso di me!". Ma dopo aver abbandonato ferocemente i miei occhi senza pietà, si avvicina con le labbra ai capelli di Sgambettona, che sembra non scomporsi, ma che anzi scosta bene i suoi boccoli invitando cosi il mio amico speciale a baciarle il lungo collo di cigno.

Il tutto è fatto in modo molto discreto, nessuno se ne accorge tranne me che li sto fissando. La lingua spunta piano e inizia a danzare sulla sua sicuramente profumata pelle di pesca, in un approccio assolutamente sensuale e ammaliatore. Niente da fare, ci sa fare. Lei chiude gli occhi e getta lentamente indietro la testa, i boccoli danzano con lei e se non stesse completamente vestita potrei giurare di vederla avere un orgasmo. Ehy baby, non sei nel bel mezzo di un amplesso...rilassati. Il vestito di paillettes sbarluccica imponente nelle sue forme strepitose. Mirko la tocca sui fianchi e sfiora pian piano la zona appena sopra i glutei di marmo. Sta solo facendo quello che gli ho chiesto io, non lo fa certo per farmi ingelosire, nè perchè le piaccia.
Certo.
Infatti.
Già.
Si tratta solo di un bacio sul collo, via.
E poi non sono certo gelosa di un latin lover da 4 soldi che non vale nulla.

Mi giro e continuo a ballare con Francesco. Lui è fantastico. Si scosta un pò e mi guarda negli occhi
"lo sai che sei veramente bellissima?"
Mi guardo attorno per capire se sta parlando con me. Bellissima. Io? Non me lo aveva mai detto nessuno.
"scusa, ti ho messa in imbarazzo, sono sempre troppo diretto: non riesco ad avere filtro quando rimango colpito da delle bellezze cosi particolari come la tua" continua Francesco un pò imbarazzato
"ma no", rispondo io sorridendo.
Un occhio finisce su Mirko. La sta baciando. La sta baciando in bocca davanti a tutti e quella puttana sa che lui è il mio ragazzo! Ok ok, non lo è ma cazzo lei pensa che lui lo sia....si insomma, io mi sono capita. Quella è proprio una gran puttana!!! Mi sta facendo cornuta davanti a tutti!!!
"Con te non è finita, devi ancora finire di dirmi quella cosa del bellissima..." biascico ubriaca guardando Francesco e accarezzandole il mento con fare disinvolto. Lui non ha il tempo di rispondere: barcollando visibilmente mi faccio strada tra i colleghi, con il mio vestito dondolante e i capelli spettinati accellero il passo verso quei due fedifraghi che continuano a slinguazzarsi senza pudore, tutti sembrano essersi accorti della situazione tranne loro due. Lungo il corridoio prendo dalle mani di una cariatide un bicchiere di vino rosso e mi metto quasi a correre. Mi ritrovo li, davanti a loro, la musica sembra essersi spenta ma non ne sono certa. Mi stanno guardando tutti, Mirko ha del rossetto attorno alla bocca, lei si sta asciugando con classe la saliva che ancora le bagna le labbra e mi guardano sorpresi.

Impugno con forza il bicchiere e pur consapevole che questo segnerà la fine della mia amicizia speciale, scaglio il suo contenuto in faccia a Mirko che spalanca la bocca in un silenzioso urlo d'umiliazione. Si strizza gli occhi bagnati di Cabernet "MA...MA TU SEI PAZZA..." Sgambettona apre la bocca per iniziare a dire qualcosa ed è già sulla difensiva, la conosco bene quella faccia da suora ma non le lascio iniziare a dirmi nessuna menata che io non conosca già, tipo quelle dei film "non è come pensi" "ti stai sbagliando" e via dicendo. "Stai zitta" sussurro...mi avvicino, la guardo dal basso verso il suo metro e ottanta, sento gli occhi di tutti addosso "Stai zitta, PUTTANA" e con un destro che non credevo di possedere la colpisco sulla guancia con forza sovrumana. Lei barcolla qualche attimo e poi crolla a terra. La gente urla e corre a salvare la cicogna imputtanita. E urlando esco dal locale "MA ANDATE TUTTE A CAGARE, CARIATIDI FRUSTRATEEEE!"
"Carlotta, Carlotta!" sento una voce che mi rimbomba nelle orecchie, io continuo la mia strada e non mi fermo. Quel Bastardo di Mirko non mi avrà mai più. L'alcool sta creando nel mio cranio una specie di gioco di montagne russe con il mio cervello che è diventata una pappetta molle che sobbalza ad ogni mio passo. Mi fanno male gli occhi e sono uno schifo, lo sento. D'un tratto una mano forte mi prende per la spalla e mi ferma "lasciami stare!" urlo, "lasciami stare cazzo, ti ho detto di lasciarmi stare non toccarmi", poi un dolore bruciante al volto e cinque dita stampate sulla guancia destra. Alzo gli occhi e davanti a me c'è Francesco. Quello che mi ha detto che sono bellissima, si lui. Con la mano mi accarezzo la guancia come ad alleviare quello stampo che ora pulsa e cerco di entrare, con le sopracciglia aggrottate, nel suo sguardo, cerco di penetrarlo con la mente ma sono troppo ubriaca per concentrarmi. Guardo perterra. Ci sono dei sassi e mi confondo a contarli. Quel vino era troppo forte. Poi cerco di nuovo i suoi occhi, sono chiari o scuri? Non riesco a capirlo, la penombra li rende grigi ma riesco a vedere chiaramente la sua ira che taglia lentamente il suo silenzio imbarazzante. Ma stasera ce l'hanno tutti con me? Rincorro i passi fatti dentro quel locale, rivedo la lingua di Mirko sul collo di Sgambettona, rivedo la sua camicia intrisa di vino, le sue labbra sporche di rossetto. Lo stupore di lei, i sui boccoli perfetti e il suo fottuto vestitino. Le cariatidi che la soccorrono dopo il pugno, le urla e la disperazione come se avessi ucciso il principe Carlo... ora ci si mette pure Francesco con il suo schiaffo. Ma perchè? Cosa gli ho fatto? Conosco qualcuno da 10 minuti e questo già mi schiaffeggia. Senza avere forza di chiedere spiegazioni, inizio a piangere e cado in ginocchio: sono uno schifo, guardami, ora anche il mascara mi si starà sciogliendo. Con le guance rigate di nero, i capelli spettinati, qualche sassolino appuntato insito nelle ginocchia piango silenziosa con il viso tra le mani.
Francesco si inginocchia di fronte a me e arrabbiato mi scosta le mani e prende in prestito il mio viso, trattenendolo tra le sue. "Razza di stupida". Si avvicina con le sue labbra profumate e mi bacia. Sono morbide e golose queste labbra, sanno di tenerezza, di rabbia, di passione e di vino, io chiudo gli occhi e mi lascio trasportare a terra, stesi su questo letto di ghiaino, ce ne fottiamo di quelle cariatidi che ci staranno spiando e che domani in ufficio parleranno solo di noi.
Merda, è già mattina. Sono nel mio letto sudicio circondata da una luce lieve che entra a raggi dalle fessure della tapparella. Che mal di testa. Come ci sono arrivata qui? L'ultimo ricordo che ho sono quelle labbra vellutate, quella lingua setosa e quei sassi sotto la mia schiena. Sono svenuta? Non mi ricordo assolutamente niente, so solo che ora mi devo alzare di corsa e andare a lavorare, anche se non so con che faccia potrò farlo. Quelle sono li che aspettano solo me. Cosa c'è sul comodino? Un girasole... ma... per Dio, questa storia mi sta facendo impazzire, chissà da quale giardino l'avrò strappato tornando a casa. Due stracci e via, devo muovermi.
Sto percorrendo il lungo corridoio affollato, questo posto sembra più un'università che un'azienda. Tutti fingono di non vedermi passare ma io mi sento un pescecane che passa attraverso un branco di pesci rossi che creano una bolla d'aria tra me e loro, e appena me li lascio alle spalle mi ossservano come se aspettassero che la mia schiena o i miei passi dicano qualcosa in merito a ieri sera. "Non è successo niente Carlotta, non è successo niente" mi sussurro piano sottovoce, "capita a tutti di prendere a pugni una stronza che si struscia con quello che è ufficialmente per tutti il tuo fidanzato... capita a tutti di farsi poi vedere ubriaca e stesa a terra baciarsi con un altro che, come se non bastasse, è un pezzo grosso dell'azienda". Ho paura di incrociarlo ora, devo muovermi, devo arrivare quanto prima nel mio ufficio e chiudermi a riccio li, senza parlare con nessuno.
Quando apro la porta sento che cala un silenzio degno di una città fantasma. Potrei quasi giurare di aver sentito sbattere le ante del saloon western. Là in fondo un guercio mi osserva con l'unico occhio salvo, accanto una cariatide finge di scrivere qualcosa al PC, ma mi osserva con la coda dell'occhio, la vedo. Stronza. Troppo silenzio. Stavano parlando di me, ne sono certa.
Senza salutare mi siedo nella mia postazione e mi concentro nelle cose da fare, speranzosa che queste otto ore volino veloci, ho bisogno di dormire, la testa continua a pulsare.
Dopo un paio d'ore sentiamo bussare forte alla porta... Chi bussa? Questo è un porto di mare, nessuno bussa mai prima di entrare. Trasaliamo tutti insieme e per un attimo restiamo tutti attoniti e con gli occhi a forma di punto interrogativo. "Avanti" urla imbarazzato il guercio.
Questo corridoio sembra così lungo oggi, le mura grigie mi osservano cupe, come ad accompagnarmi al patibolo. "Dead girl walking"... i tacchi da guinness della segretaria di Grizzly, il direttore, eccheggiano nei vuoti spazi attorno a noi, e io, pochi metri dietro a lei posso intravedere dietro la gonna, appositamente striminzita, un perizoma sgambatissimo e appena sotto l'orlo della gonna si può vedere chiaramente il pizzo nero delle autoreggenti. Una donna sposata che viene a lavorare in queste condizioni...io sarò anche vecchio stampo, ragazzi, ma questa viene in ufficio conciata esattamente come quella prostituta di colore che lavora poco lontano dallo stadio in centro città. D'un tratto mi immagino che al posto delle decolletè rosse indossi un paio di buffalo tamarrissime con superzeppona, si, quelle scarpe che andavano una quindicina di anni fa... immaginandola con questi zatteroni ai piedi scoppio in un una risata fragorosa e tento di cammuffarla con un colpo di tosse per niente convincente. Tamarrona si volta di scatto e mi sbircia da sopra gli occhiali senza smettere di camminare.
Toc Toc. In attesa di essere ricevuta non so che cosa aspettarmi. Sento Grizzly urlare al telefono con qualcuno e trasalisco quando sento che burbero accenna un "avanti". Tamarrona apre la porta e invitandomi ad entrare con un gesto della mano, mi guarda con aria soddisfatta: i suoi occhi cerulei mi dicono chiaramente "ecco ciccia, è tutto tuo" e chiude dolcemente la porta alle mie spalle.
O merda, non sono sola. Oltre a Grizzly che non calcola minimamente la mia presenza vedo che di fronte alla sua scrivania è seduta ordinata e composta Sgambettona- non ho chance contro di lei. Oggi sarò licenziata. Lei non si è mai girata da quando sono entrata;, mi dà le spalle ma riconoscerei quei maledettissimi boccoli a decine di metri. Grizzly sta leggendo un foglio battuto a macchina, ma non ho idea di cosa sia e non mi interessa, così non sapendo che fare, rimango li sospesa a mezz'aria, con le mani sudaticce che si torturano l'un l'altra dietro la schiena e gli occhi che vagano e si soffermano su stupidi dettagli della stanza: un muro scrostato, una pianta ingiallita, un orologio che rumoreggia ad ogni secondo e che lo scandisce con ferocia. TIC TAC TIC TAC TIC TAC.
"Signorina, si sieda" mi ordina Grizzly. Quando prendo posto accanto a Sgambettona noto che sullo zigomo e sotto il mento si è applicata della garza e una medicazione alquanto improbabile. La sto ancora osservando con le sopracciglia aggrottate ma lui interrompe i miei pensieri "Allora, mi dica, cos'è successo? Ho saputo che ieri sera alla festa indetta ogni anno dalla Co.st.er. si è verificato un fatto molto grave". Sgambettona alza un sopracciglio con aria di superiorità e rimane li, in attesa della mia umiliazione.
"Signor Gr...ehm... Direttore, non so spiegarle esattamente cosa sia successo, penso ci siano state una serie di incomprensioni che hanno portato poi a far sfuggire la situazione di mano. Io...ecco...non saprei cosa dire. Mi disp..." "smettila!!!! smettila stupida razza di zingara" mi ferma urlando Sgambettona "sei solo una cretina! Guarda! guarda qui!" sbraita indicandomi le medicazioni "mi hai rovinato il viso, sei contenta? cosa c'è? sei gelosa perche io sono più carina di te? Ma guardati! Porti le stesse scarpe in ogni stagione dell'anno, hai si e no tre paia di pantaloni e quelle stupide felpe antistupro! Signor direttore, mi scusi ma questa è pura invidia! Questa specie di zingara è gelosa di me e ha tentato di attentare alla mia bellezza e femminilità solo per invidia! Una persona cosi sciatta non dovrebbe nemmeno lavorare in un'azienda di questo livello" squittisce terminando col fiatone. Io ho la bocca spalancata e sono sconvolta a tal punto dalle sue parole da non riuscire a replicare. Abbasso lo sguardo imbarazzata e non riesco a guardare Grizzly. Non riesco nemmeno ad insultare quella donna. Sono troppo ferita ed umiliata. Mi sento la peggiore della feccia. E poi, per Dio, ha ragione. Sono una stracciona.
Grizzly sospira e dice "Sig.ra, grazie di avermi dato la sua versione dei fatti, lei vada pure, e torni in ufficio: io devo fare quattro chiacchiere in privato con la sig.ra Carlotta". "Grazie Direttore, grazie mille" esclama con la voce rotta dal pianto e stringendogli la mano viscida e molle, se ne va senza salutarmi. Sbatte la porta dietro di sè e io tengo gli occhi a terra. Non ho veramente il coraggio di guardarlo, cosa posso dire a mia discolpa? "Parlerò solo in presenza del mio avvocato.."? No...no...meglio di no. Sento che Grizzly si alza in piedi, fa un paio di passi e mi da le spalle per guardare il panorama fuori dalla finestra. Starà cercando le parole per dirmi che sono licenziata. Poi ecco una risata. Diabolica. Terrificante. Stile Shining. Si volta verso di me con un ghigno malefico sulle labbra e mi porge la sua mano sussurando quasi impercettibilmente ma con un intenso retrogusto di piacere "Complimenti Carlotta, i miei piu sinceri complimenti: erano anni che speravo che qualcuno prendesse a schiaffoni quella mezza troietta"
"come?" chiedo attonita.
"già, hai sentito bene... e non sto scherzando" gli occhi iniettati di sangue.
"Sono anni che sopporto le lamentele lagnose e schizzofreniche di quella frustrata che pensa di poter dire quello che vuole solo perchè c'ha un culo alto  e due tette sode. Hai soddisfatto un mio desiderio recondito cara...cara...cara Carlotta vero?"
"Si" rispondo imbarazzata. "Senta Direttore, io non volevo colpirla solo che il mio ragazzo era avvingh..."
"No no no Carlotta, non darmi alcuna scusante, non voglio sentirla...mi piace cosi... mi piace immaginarla a terra dolorante, il retroscena non è affar mio. Intesi?" mi domanda quasi indignato. Io non rispondo e alzo le sopracciglia sorpresa. Ok...se è questo che vuole.
"Ora posso andare Direttore?"
"Si ma prima vorrei fare qualcosa per te; Vorrei ricambiare il favore...c'è qualcosa che posso fare?"
"Ma ci mancherebbe, Direttore, lasciamo perdere" mi alzo con le guance in fiamme e mi dirigo verso la porta d'uscita.
"Carlotta, fermati."
Mi volto e lo guardo.
"Aspetta un attimo". Prende il telefono e compone il numero di Tamarrona: "Si cortesemente, ora puo farlo entrare". Ma cosa sta succedendo?
Un infinito attimo di attesa mi separa dal battito di alcuni passi che si stanno avvicinando da dietro la porta.
TOC TOC
"Avanti!" freme Grizzly.
Le mie guance da rosse diventano bordeaux. I capelli si elettrizzano, il mio cuore parte all'impazzata, le gambe diventano molli e devo assolutamente appoggiarmi alla parete. "Prego Sig. Oliviero, si accomodi". Francesco è qui. Oddiomio. Non so dove guardare. La pianta ingiallita, il muro scrostato, la punta delle mie scarpe vecchie e logore. Grizzly saprà tutto, cazzo?
Francesco saluta il direttore e si siede dove prima posava le sue nobili chiappe Sgambettona. Io rimango accanto all'uscio, in piedi, inerme e con aria da imbecille a guardarmi le scarpe.
Grizzly si rivolge a me "Pensa di rimanere li?"
"No no...ha ragione, mi scusi, me ne vado" dico abbassando la maniglia della porta.
"Ma dove vuole andare??? Si fermi subito, chiuda la porta e torni qui, venga" mi dice indicandomi la poltrona accanto a Francesco.
Senza guardarlo mai mi siedo.
"Allora, Francesco. Ci dica tutto" (CI dica???)

"Dunque Direttore...il problema è questo. Il lavoro ultimamente si è incrementato parecchio, e questo è solo un punto a favore della Co.st.er., ma io a questo punto non riesco più a lavorare senza un appoggio...senza un vero e proprio braccio destro. Ho bisogno di una figura professionale di un certo livello e so che la sig.ra Carlotta, oltre a sapere bene un paio di lingue, lavora al reparto fatturazione. Necessito di una figura che sappia le regole della fatturazione e tutti i vari inghippi che si possono trovare, che però abbia una predisposizione ai rapporti commerciali e che sia disposta a crescere nell'azienda, dedicandosi anima e corpo a questo lavoro. Questo impiego comporterebbe anche alcune trasferte al mio fianco, diciamo che la figura che cerco è una persona disponibile a seguirmi nei miei viaggi, che come sa a volte durano anche un paio di settimane, che sappia masticare l'inglese e che abbia un ottima capacità di relazionarsi ai clienti, ma che sia in grado di mantenere comunque una certa distanza per non oltrepassare il limite del rispetto. Ho pensato che Carlotta sarebbe la persona che sto cercando."

Rimango a bocca spalancata. Ho picchiato una e ora mi vogliono dare una promozione? E per di più dovrei lavorare accanto a Francesco (ndr: "sei bellissima") e addirittura seguirlo nei suoi viaggi. Grizzly e Francesco mi guardano speranzosi e cercando di estrarre dal mio sguardo qualche risposta.
"Allora, Carlotta? che ne dici?" interviene Grizzly sornione.
Riprende tra le mani quel foglio che stava leggendo poco prima, quando ero appena entrata nel suo ufficio, pronta a sentirmi dire "sei licenziata", e scopro con stupore che è il mio curriculum. "Hai tutte le carte per fare questo passo, se te la senti. E' evidente che non avrai più l'uscita assicurata alle 17.00, ma puoi crescere, e hai tutte le caratteristiche che il Sig. Oliviero sta cercando" picchietta sul foglio con la mia foto impressa. Sembra che Grizzly sia davvero all'oscuro della storia tra me e Francesco, che... lasciatemelo dire: più lo guardo più mi sciolgo le pupille. Quant'è bello per Dio.Mi gira la testa.

"Ehm...ehm..." interrompe Francesco "Ovviamente mi permetto di sottolineare che lo stipendio che percepirà non sarà certo quello di ora, avrà molte piu responsabilità quindi oltre ad un aumento di stipendio, ci saranno anche le trasferte pagate e i vari indennizzi"

Ok. Ok. Tutti adesso dicono "Ma sei cretina??? Ovvio che devi accettare" Piano...mettiamo i piatti sulla bilancia.

Se accetto tutti penseranno che sono raccomandata perche mi sono scopata il capo (anche se non è affatto cosi), l'hanno visto tutti che alla festa ci baciavamo distesi per terra...chissà che film mentali si saranno fatti! Anche se effettivamente ed obbiettivamente devo ammettere che la figura che sta cercando sono esattamente io...senza vincoli di famiglia, con le giuste competenze e il giusto carattere. Ma per tutti sarò di certo la pessima puttana dell'azienda che si è comprata il capo e ci va a letto assieme. Inoltre, se con Francesco si innescasse un meccanismo di odio o incomprensione tra qualche settimana, finirei sul lastrico, senza un lavoro e lui potrebbe fare a pezzi la mia carriera e la mia dignità.

Se invece faccio un po lo struzzo infilando la testa sotto la sabbia e non accetto, perdo un'occasione che mai più in vita mi si ripresenterà: oltre a perdere del denaro a me molto comodo (potrei per esempio rifarmi il mio miserissimo guardaroba...e queste scarpe?), perderei l'occasione di lasciare quell'ufficio di Cariatidi e la possibilità di viaggiare per lavoro. Cosa potrei chiedere di meglio?

Potrei riuscire a dimostrare a tutti che questo impiego mi è dovuto per competenza e non perche mi sono rotolata nel ghiaino col capo? (e poi cosa cavolo è successo ieri notte con Francesco??? Sarebbe opportuno saperlo! Come sono arrivata a casa? Da sola? Mi ha portata lui?)

"Carlotta" intima Grizzly un pò scocciato, "purtroppo non possiamo darle tempo per pensare, fuori da questa azienda c'è la fila anche per lavare le scale, e Francesco ha assolutamente bisogno di questa figura professionale da domani, quindi se lei rifiuta, dobbiamo iniziare una ricerca adeguata da subito. O dentro o fuori. Avanti, senza rancore, non tema alcuna reazione, capiremo ogni sua scelta."

Francesco mi guarda e ora posso vedere il colore dei suoi occhi, dolci e neri. Mi sta parlando con quegli occhi. Quante cose mi sta dicendo. Il gel gli illumina i capelli scuri pettinati ordinatamente e la camicia inamidata lo avvolge elegantemente in un'aura di mistero.

Senza staccare gli occhi dai suoi rispondo. "Ho deciso..."

Quando rientro nel mio ufficio, tutte le cariatidi mi osservano di sottecchi, e io mi diverto a non dire nulla. Prendo uno scatolone e inizio a riempirlo di tutte le mie cose, come nei film americani. Scorgo sorrisi, ghigni e risatine soddisfatte trattenute con le mani davanti alla bocca. E' evidente che pensano che io sia stata licenziata in tronco e gia che ci sono glielo faccio credere per un pò. Sarà ancora più divertente vederle a bocca aperta quando mi vedranno al fianco di Francesco. Una promozione! Ma chi l'avrebbe mai detto??? Cosi inaspettata, cosi improvvisa, caduta come un fulmine a ciel sereno, o come una manna dal cielo, a seconda del punto di vista. Alzo il pacco pesante e nessuno si degna di aiutarmi, nemmeno il Guercio, l'unico uomo di questo squallido ufficio. Apro la porta con un piede e mi giro a guardarli come fosse l'ultima volta. Li osservo uno ad uno, con un piccolo sorriso sulle labbra. Loro ricambiano lo sguardo che vaga nella stanza e che in alcuni momenti si incrocia con il mio, in altri momenti con il monitor, in altri con il muro, in altri con le scarpe. Non posso trattenere una risatina e scrollo la testa impietosita da quelle figure tristi e attempate.

Senza salutare mi giro ed esco, lasciando alle mie spalle un corposo brusìo.
Eccomi davanti alla porta di Francesco.

C'è una targa fuori, con il suo nome. Provo a bussare. Non risponde nessuno. Riprovo...il nulla assoluto, un eco nella valle dei Re. Apro piano la porta e mi affaccio "Permesso...?". Scorgo una scrivania semivuota, con una targhetta col mio nome posata sulla superficie. L'hanno già preparata? lascio lo scatolone accanto alla sedia e inizio a guardare la mia nuova dimora professionale. Ci sono solo 2 scrivanie. La mia e un'altra che immagino sia di Francesco. Oddio che emozione prorompente, mi sento un'adolescente ai primi amori. Faccio un giro d'ispezione e guardo con ammirazione i quadri che Francesco ha scelto per le sue mura. Gauguin ha la meglio su tutti gli altri pittori, le mura sono dipinte di colori caldi, e questo grande openspace ha tutto l'aspetto di una dolce dimora, non di un ufficio. In fondo a questa stanza c'è una porta di vetro satinato. Cosa sarà?

Torno verso la scrivania che porta il mio nome e mi siedo sull'autorevole poltroncina. C'è qualcosa accanto alla mia targhetta. Il mio cuore inizia ad incendiarsi. E' un girasole. E' uguale al girasole che stamane era sul mio comodino. Oh Cristo Santo. E' uguale e d'un tratto noto che tutta la stanza è adornata da girasoli. Sulla finestra, sui quadri, nei vasi a terra. Girasoli. Girasoli. Girasoli. Perche sono qui? Perche quel girasole è a casa mia? Francesco è venuto da me ieri sera? Siamo stati a letto insieme? E' per questo che ho la promozione? Domattna glielo chiederò...con o senza vergogna. Con o senza pudore, devo saperlo.

Nella strada verso casa in auto qualcosa mi torna alla mente. La mia casa, la mia villa, il mio segreto nella terza mattonella. Ho mandato tutto a fanculo, ho perso il mio amico speciale e l'unico aggancio che avevo per poter rientrare li dentro. La carta Sgambettona è ormai perduta, non ho piu speranze per giocarmela. Forse mi rimane solo la soluzione di violare la proprietà privata ed entrare in quella MIA casa rischiando l'arresto. Devo pensarci, non ho alcuna intenzione di mollare o di arrendermi. Devo rientrare e rivedere la mia casa, e dopo essermela gustata per bene, devo assolutamente andare in soffitta a riprendere ciò che mi appartiene.

Arrivata al mio misero appartamento, questa volta con un piccolo sorriso beffardo che ricorda la promozione e il nuovo progetto lavorativo che mi aspetta, vedo una figura posata sul muretto accanto ai campanelli.
"Sono almeno due ore che ti aspetto". Non ha fiori tra le mani e non usa affabili toni nelle sue parole.
"Cosa vuoi, Mirko?"
"Ti aspetto due ore sotto casa per parlare con te e l'unica cosa che sai dire è "cosa vuoi"?"
"Senti, ne ho abbastanza di te, non credo sia il caso di continuare questa farsa!" urlo sbigottita. Non voglio che mi rovini il mio momento di gloria.
"Ma guarda che razza di stronza" alza la voce lui alzando gli occhi al cielo e camminando nervoso quasi su se stessso, aprendo le braccia in senso di insofferenza e incredulità.
Sento un paio di finestre aprirsi. Lo prendo per una manica. "Vieni dentro, mi dici quel cazzo che devi dirmi e poi sparisci." "Vaffanculo, stronza, muoviti che poi puoi giurarci che me ne vado."

Entriamo in casa, sbatto la borsa sulla tavola. "Ok, sono tutta orecchi. Dimmi" dico con aria indisponente.
Lui mi fissa. Porca puttana, perche ha quegli occhi? Perche non riesco ad essere obbiettiva. E' bello ma stronzo, non fa per te.
"Voglio sapere perche mi hai rovesciato quel cazzo di vino addosso ieri sera, brutta stronza, mi hai fatto fare una figura di merda mai vista"
"TU???? Tu hai fatto una figura di merda???" urlo sconcertata con l'espressione più incrdula che mi riesce. Rido isterica. "Ti ricordo che sono io che ho fatto la figura della cornuta davanti a tutti i miei colleghi, brutto coglione!"
"Ma che cazzo volevi da me? Tutte quelle menate della casa e di dover entrare e di dover conquistare Raffaella! L'ho fatto solo perchè me lo hai chiesto tu, questo te lo ricordi???" sbraita avvicinando a pochi cm il suo viso dal mio.
Non mi allontano, non sia mai che pensi che ho paura di lui, sciocco dongiovanni. "Si che me lo ricordo, caro mio, ma non ti avevo detto di umiliarmi! Non serviva che te la scopassi davanti a tutti, si, la tua cara "RAFFAELLA" perche ora la chiami anche per nome no, che carini che siete!!! Vaffanculo Mirko, Vaffanculo. Non serviva tutta quella pornografia, bastava solo un abbordaggio leggero, il resto lo potevi fare in un altro momento". Gli strilli ormai hanno raggiunto i livelli di inquinamento acustico molesto. "Lui si avvicina sempre piu al mio naso, sembra che voglia darmi una testata da un momento all'altro e sempre con toni molto alti e feroci afferma "E tu allora, che facevi la puttanella con quel bellimbusto? Eh? Tu non avevi alcuna missione da compiere, io l'ho fatto per te, tu invece ti sei messa nelle braccia di quel coglione!"
"Eh no caro mio..." sto per ribattere, quando, senza lasciarmi prendere fiato, Mirko mi bacia con violenza e mi sbatte addosso alla tavola della cucina. "Lasciami st...." biascico impotente, e mi lascio mangiare da quella scarica di passione e rabbia, un mix micidiale di ira e sensualità. E senza accorgermi, ci ritroviamo nudi, a fare l'amore sulla tavola ancora apparecchiata dal giorno prima.


Non so che  considerazioni fare. Sto stesa sul mio letto, Mirko se n'è andato senza dire niente. Cos'è stato tutto questo? Gelosia? Amore? Possessività? Sesso e nient'altro? E' stato diverso dalle altre volte. Non c'è stata la chiacchierata scherzosa del "dopo". Appena finito, ha bevuto un bicchiere di amaro e senza salutarmi è andato via, sbattendo forte la porta, e lasciandomi nuda e sconcertata sulla tavola della cucina.

E' gia mattina, ieri sera non ho cenato e questa notte non ho chiuso occhio. Davanti a me ho avuto tutta la notte lo sguardo di Mirko che per la prima volta mi entrava negli occhi finche lo facevamo, questa volta non è stato del sesso insapore. Ma non sono riuscita a decifrare quello che i suoi occhi hanno tentato di dirmi tutto il tempo. Mi stava punendo? Mi stava dando della puttana? O cos'altro?

Arrivo in ufficio e questa mattina sono vestita in maniera più adeguata. Ho rispolverato un vecchio abito verde militare, molto sobrio e adatto al mio nuovo ruolo. Entro raggiante in azienda e vedo tutte le vecchie cariatidi sconvolte dalla mia presenza:"ma non era stata licenziata?" sento sibilare mentre passo. "Ora devo subito parlare con Francesco, appena arriva! Devo sapere cosa è successo quella sera."
Apro la porta e qualcosa mi blocca il battito. "Cosa fai tu qui?" mi chiede. "No, cosa ci fai tu qui!!!???" rispondo di botto. Per un attimo non sappiamo cosa dire. "Guarda che quella è la scrivania di Francesco" le dico "No ciccia, questa è la mia scrivania da circa 4 anni" risponde Sgambettona.

Francesco entra improvvisamente dalla porta e vedendomi mi sorride "Ciao, ben arrivata!" è molto dolce nell'intonazione. "Francesco...cosa significa tutto questo?" Sbraita Sgambettona.
Lui sorride e porta una mano alla bocca "Ops, mi ero scordata di presentarvi, ma penso che vi conoscete già, no?"
Ancora stupite ci guardiamo negli occhi. Io devo avere la bocca spalancata e l'espressione indelebile stile "Urlo di Munch". Sgambettona è immobile come se stessimo giocando a un due tre stella.. nemmeno i boccoli si muovono. Francesco guarda a terra senza fiatare.  Sembra uno scatto fotografico, tre camaleonti nel rigoglioso inverdir di una foresta primaverile. Senza rendercene nemmeno conto io e Sgambettona spezziamo all'unisono l'aria: "Francesco, ti devo parlare!". Mentre il mio tono è preoccupato e pregno di ansietà, quello di Raffaella è stizzito e nervoso. Lui sporge in avanti le mani invitandoci a rimanere calme "ragazze...ragazze...stiamo tranquilli? Ho scordato di dirvi che d'ora in poi lavorerete fianco a fianco, e a seconda delle mie mete dei viaggi, e delle rispettive competenze, una delle due mi seguirà. Ok ora ditemi..." "no, ti vorrei parlare da sola" squittisce la stupida bionda strizzando istericamente gli occhi e il manico della borsetta tra le sue dita lunghe nervose e con le unghie perfettamente laccate. Io prendo la chiavetta del caffè e senza respirare lascio la stanza educatamente.
Sto sorseggiando il mio caffè da una buona ventina di minuti. Sono appollaiata poco elegantemente su un treppiede. Non sono abituata ad indossare abiti di un certo tipo al lavoro, di conseguenza chiunque passi di li può vedere una sciatta ragazza a gambe spalancate su di una poltroncina rialzata che tiene in una mano un bicchierino di plastica e dall'altra una sigaretta. Mirko. Non so perche ma un guizzo lambisce il mio cervello e il suo sguardo è ancora li dentro di me. Sento un colpo allo stomaco. Una specie di pugno lieve lieve che si attorciglia attorno alla bocca dello stomaco e lo chiude selvaggiamente. Ma cos'ha che mi fa stare cosi?
"Lo sai che non si può fumare qui?". "Si lo so." Francesco prende la sigaretta dalle mie mani e dopo averne rubato un tiro la spegne e la butta nel cestino.
"Potrebbe prendere fuoco tutto se non l'avessi spenta bene, lo sai?" senza accorgermi assumo un tono aggressivo e sprezzante. Ho negli occhi ancora Mirko, cosa ci faccio qui con lui? Perche ho accettato? Perche sono una mignottella da pochi soldi, sono andata a letto con lui e ora ho avuto la promozione. Esattamente come nei film. "Credo che qui stia prendendo fuoco qualcos'altro." Allude alla situazione che si è creata con la mia nuova collega. "Cazzo Francesco, ma come ti è venuto in mente?" "sssh!!!! Parla piano" "Parla piano un cazzo! Come ti è venuto in mente? Eh? Ora voglio che me lo dici! E voglio sapere perche mi hai chiesto di lavorare con te, dimmi!!! Siamo stati a letto insieme? Devo saperlo! Dai basta con questi sotterfugi, voglio la verità" sbotto spazientita e con un tono di voce decisamente troppo alto per quella stanzetta del caffè cosi vicina agli uffici. Mi mette una mano sulla bocca e mi zittisce. "Alzati". Mi prende per il gomito e mi trascina giu dal mio treppiede. Si infila in bagno e mi porta con sè. Gira la chiave. Ora siamo solo noi due. Noi due in uno stupido antibagno aziendale che puzza di varecchina. Occhi negli occhi. Tenta di prendermi una mano ma io la tolgo violentemente. "Dov'è quella deficiente?" gli chiedo senza distogliere lo sguardo. "non preoccuparti" sussurra. "se n'è andata, ha detto che non sta bene" "questo lo sapevo già" ironizzo. "Carlotta, senti..." "No, senti tu! Lasciami parlare" lo minaccio con lo sguardo. "Devi dirmi cosa è successo l'altra sera dopo la festa. Mi hai portata tu a casa?" "si." "Sei salito da me?" "si.". Porca puttana... per un momento tutta la questione si annulla ed io ho un solo flash mentale: che casino avrà visto in quell'appartamento? E i gatti? Avranno anche miagolato o cagato in giro...? Cerco di scrollarmi via di dosso questi pensieri, ora stiamo parlando d'altro. E poi mi sta guardando così...così... così. Non si può spiegare. Perche sono sempre vittima degli sguardi?
"E...." barcollo "cosa è..." non riesco a sostenere il suo sguardo e lo abbasso.
Lui mi posa spalle al muro gentilmente e con un sorriso accecante mi accarezza una guancia con le sue mani grandi e mi dice "Carlotta, non so che tipo di gente frequenti tu, ma io sono un gentiluomo. Non approfitterei mai di una ragazza sbronza come eri tu." Sorride ancora "Dio, eri fradicia veramente...diciamo che avevi un pò alzato il gomito..." trattiene una risata. Io sghignazzo un attimo e sollevata da questo timore rialzo lo sguardo dalla sua bocca ai suoi occhi neri. Prendo la sua mano, la porto sulle mie labbra e la bacio gentilmente chiudendo gli occhi, poi infilo la porta e sussurrando "Non me ne volere, oggi non mi sento bene nemmeno io, ci vediamo domani, sarò sicuramente in ottima forma" e senza lasciarlo replicare me ne vado lasciandolo li.
Beh tutto sommato non è male avere un capo con cui puoi dire "me ne vado perche sto male" essendo perfettamente coscienti che lui sa che non è vero. Sto camminando verso casa, auricolare nelle orecchie, alla radio un paranoico Claudio Baglioni urla "e poi volare in alto dove tu non sei, son sicuro che ce la farei". la strada è trafficata e molti clacson sembrano impazziti, li sento nonostante i miei timpani siano gia occupati in ben altri suoni. Ora sistemerò bene casa e poi mi farò una bella dormita nel mio letto, sono a pezzi. Prima però mi fermo qui, in questo stupido bar giallo e mi faccio un cappuccino con tanto di brioche, alla faccia della dieta. Quando varco la soglia c'è un qualcosa che attira il mio sguardo...una specie di forma mentale che mi obbliga a voltarmi di scatto. Come se sapessi che li doveva esserci qualcosa di interessante. Non so cos'è stato, ma qualcosa mi diceva "Carlotta, voltati, guarda!"

Nessun commento:

Posta un commento