lunedì 17 ottobre 2011

MISERA ME - PUNTATA N° 13 - VOTATE!

"Ho una piccola sorpresa per te...l'appuntamento con i clienti è domani...stasera c'è un altro programma...".
Trasalisco. "Come?" Oh cavolo, vorrei ucciderlo, ho scelto questo abito apposta per questo appuntamento importante, non me lo poteva dire prima? Avrei usato un'alternativa un pò più sexy e meno formale. Lui mi accarezza i capelli, poi mi stringe una mano. "Andiamo dai" e si incammina in direzione delll'isola che non c'è. Dove vorrà portarmi..?
a piedi poi...non può chiamare un taxi? la pianta dei piedi è trafitta da cinquecento aghi ad ogni passo, queste scarpe hanno il tacco troppo alto per passeggiarci cosi, per queste vie. In un lampo ci siamo sotto. E' immensa. Avevo immaginato che fosse grande, maestosa, imponente. ma non potevo immaginare che mi avrebbe rubato gli occhi, con le sue luce abbaglianti, quasi stroboscopiche. Lampeggiano mille volte al secondo, le mie pupille si stringono e si allargano allo sfavillare dei suoi colori. La tour Eiffel di notte è semplicemente straordinaria. Sogno o son desta? Questa musica da dove arriva? La sento solo io o qualche altoparlante la sta diffondendo? "Quand il me prend dans ses bras, Il me parle tout bas Je vois la vie en rose..." Quando mi prende fra le braccia ..Mi parla a bassa voce.. vedo la vita tutta rosa
... Francesco sembra interpretare il testo, e cosi mi stringe a se e iniziamo a ballare li, senza che nessuno si curi di noi. Balliamo corpo a corpo, stretti in un singolare abbraccio, come se si volesse entrare l'uno dentro l'altro, e non sto facendo allusioni sessuali. Sembra che i nostri corpi desiderino essere un solo corpo, fondere due anime per farle diventare una sola, e poi restare li, sotto quella torre di luci per sempre accompagnati da questi suoni celestiali.
Senza che abbia il tempo di rendermene conto siamo davanti all'ascensore.
"Prego?" il portiere ha capito che siamo italiani.
"Al Jules Verne grazie"
"Subito, prego entrate"

Questo ascensore è incredibilmente lussuoso e sembra sia tutto nostro.
Il signore francese non ci guarda ma sta ritto e composto con il viso rivolto alla porta. Sento il vuoto che si apre nel mio stomaco, l'ascensore sta salendo. Jules Verne? che cos'è?
L'arrampicata sembra infinita e quando arriviamo a destinazione Francesco lascia una mancia al simpatico omino francese che lo ringrazia con un dignitoso cenno del capo ad occhi chiusi.
Siamo subito avvolti da un'aria calda e decorosa, in un batter d'ali non sto più tremando di freddo. Arriva subito un elegante signore che mi aiuta a togliermi il cappotto e dopo che Francesco ha detto qualcosa in francese una bellissima ragazza ci accompagna all'interno di questa sala. Capisco solo ora che il Jules Verne è un Ristorante sito al primo piano della Tour Eiffel. Mi viene un capogiro. Quanto costerà cenare qui?
L'atmosfera non si può spiegare a parole, è una serie di piccoli e dolci pugni nello stomaco, un qualcosa in gola che si ferma e ti lascia li a mezz'aria, senza fiato. Ci accompagnano ad un piccolo tavolo, in sottofondo una voce maschile canta un brano categoricamente francese, e penso che anche se questa canzone non l'ho mai sentita non c'è canzone che sarebbe più adatta in questo momento, in questo posto. Le luci sono soffuse e appena mi siedo i miei occhi senza chiedermene autorizzazione si voltano verso l'esterno. Un tappeto di luci notturne, le strade piccole e infinite che si disperdono in un labirinto di emozioni. Ragazzi, avevo mai visto tanta bellezza tutta insieme?
Francesco richiama la mia attenzione col suo silenzio. Lo guardo e non so davvero cosa dire.
"Non so cosa dire...mi hai lasciata senza parole" dico fissandolo negli occhi.
"E' molto bello vero?" mi chiede girando lo sguardo verso fuori. Scorgo un lampo di malinconia che mi lascia un attimo perplessa.
"Bello? no...."bello" è cosi limitativo... io direi che è straordinario, non avevo mai vissuto emozioni cosi forti e non pensavo che un ristorante fosse in grado di darmi tanto".
Sorride. Cosa ho detto? Sembra che un'ombra l'abbia per un attimo rabbuiato. Gli prendo la mano e lui me la stringe poi sembra tornare in sè.
Con il signore francese in sottofondo ceniamo romanticamente a 125 mt di altitudine e a 2000 metri di sensazioni contrastanti.
Tornando verso l'hotel, dopo aver fatto una breve passeggiata, in taxi Francesco continua a guardare la città che fuori dal finestrino corre via, senza sosta. Ho la netta sensazione che è come se io non fossi qui. Non riesco a capire che cosa sia successo e a cosa stia pensando. Non lo voglio richiamare, come prima, tenendolo per mano. Lo lascerò ai suoi pensieri e mi gusterò il paesaggio. Cerco nella mia pochette il telefonino, ho scordato di chiamare mia madre. Finche le mie dita fremono alla ricerca dell'apparecchio, i miei occhi seguono ogni piccolo particolare di questa citta magica e indefinita. E...
forse per colpa di questa sensazione di solitudine che mi si infila nella spina dorsale mentre lui non si preoccupa di me, o per qualche pensiero recondito che non vuole uscire, una piccola gocciolina salata mi corre sulla guancia. Un viso a me noto mi torna alla mente. Un pò mi manca.
Che stupida. Sono a Parigi, sono con un uomo straordinario, mi sento bellissima, ho cenato sulla torre Eiffel e ....frigno? ma quanto sciocca sono...
Una mano all'improvviso si posa sul mio ginocchio e alza piano e molto lentamente il mio vestito. Non mi volto e lascio che continui. Percorre con dolcezza il tessuto delle calze. Insisto a non voltarmi ma inizio a sentire qualcosa che esplode dentro di me. Le lacrime ora non ci sono più.
La mano prosegue, è arrivata alla coscia ora. Le dita sono calde e morbide. Quando arrivano al ricamo dell'autoreggente, sembrano non capire più niente, impazziscono, si incespicano, non hanno più controllo: non pensavo che un pezzo di stoffa potesse rendere cosi vulnerabile un uomo.
Francesco mi prende con forza e non curandosi del tassista che a sua volta non si cura di noi mi bacia con passione fremente e respiro affannoso. Le sue mani volano su di me, alzano la mia gonna, accarezzano le mie gambe e i miei glutei, e quando capisco che stanno per sfilarmi gli slip lo fermo.
"Ehy...!"
Che sguardo... Francesco sembra drogato.
"Un attimo..." mi rimetto composta e sussurro nell'orecchio accarezzandolo laddove una signorina perbene non dovrebbe "Siamo arrivati in hotel".
La notte passa in fretta e non serve che descriva come è proseguita, vero? Una stanza è rimasta ovviamente vuota e ora sta dormendo su quel letto singolo. Io mi sono alzata, non riesco a dormire. Mi avvicino alla finestra e mi accendo una sigaretta. Mi ricordo poi di mia madre, dovevo mandarle un sms. In punta di piedi, scalzi, mi avvicino alla scrivania e pesco dalla borsa il mio telefonino.
Ho un sms.


Nessun commento:

Posta un commento