giovedì 27 ottobre 2011

MISERA ME - PUNTATA N° 15 - VOTATE!

Sono al terminal due, ho già fatto i biglietti. Le valigie sono pesanti ma io sono forte, più forte di tutti… anche se i miei occhi sono arrossati. Dopo aver pagato il taxi che mi ha portato fin qui ho trascinato le borse fino al check-in, ho pagato di tasca mia il prossimo volo per Venezia e ora sono seduta che attendo.



Francesco si è accorto della mia assenza pochi minuti dopo che sono salita in taxi. Ha iniziato a chiamarmi e mandarmi messaggi minatori “Dove cazzo sei? Abbiamo la riunione questa mattina!” AFFANCULO, ECCO DOVE DEVI ANDARE, AFFANCULO!!! E sai cosa ti dico? Appena torni in ufficio pezzo di stronzo, ti presento le mie dimissioni. Lo sapevo che non dovevo accettare questo incarico, lo sapevo, cazzo.
Mentre sto pensando a queste cose mi tremano le mani, il cellulare tra le dita vibra tra le mille chiamate di Francesco. Il mio capo mi sta chiamando e io non rispondo. Beh, e che cazzo me ne frega? Eh??? Altro SMS
“dove sei? Carlotta, datti una mossa non farmi fare figure di merda, dimmi dove sei finita!”
Hai la coscienza sporca eh, lurido verme???  Spengo il telefono e respiro a fondo.
Dall’altoparlante comunicano che stiamo per imbarcarci. Sono talmente arrabbiata e nervosa che non ho nemmeno paura di volare, ho solo voglia di entrare a casa. Nient’altro che questo. Consegno il biglietto alla Hostess di terra e salgo sul velivolo.
Quando arrivo a casa trovo un po’ di posta nella cassetta. Mia madre non doveva portarmela su? Ora sarà tutta fradicia, ha piovuto! La raccolgo cercando di non farla andare in pezzi e quando entro in cucina la poso subito sul termosifone. Sono ancora incazzata. Incazzata nera con il mondo, con tutti, esclusi solo i miei micioni che saluto con tante carezze e fusa e miagolii. Solo allora riaccendo il cellulare. Mi arrivano una decina di messaggi. Francesco, mia madre, la mia amica Miriam, Mirko.
Un altro messaggio di Mirko? Prima di aprirlo lo lascio li, per gustarmi l’attesa e nel frattempo scrivo a mia madre che sono tornata, la rassicuro e dico che non serve che venga i prossimi due giorni e che a Parigi è andato tutto benissimo, ma che sono tornata prima perche abbiamo concluso prima l’affare. Tanto lei non capisce nulla di ste cose: di certo non posso raccontarle la verità. A Miriam invece racconto brevemente che le dovrò raccontare le ultime cose riguardo Francesco e che presto ci dovremmo trovare. I messaggi di Francesco sono FURIBONDI e non nascondo che un po’ mi mettono ansia. Forse dovevo fare finta di niente e assumermi le mie responsabilità.
Appena sistemati i bagagli mi metto la sciarpa fino sotto gli occhi, il piumino, i guanti, berretto di lana, le mie adorate scarpe da ginnastica e mi metto in strada. Quando arrivo a destinazione entro infreddolita sfregandomi le mani. Ho il naso arrossato e i capelli un po’ arruffati dal berretto. Me li sistemo e mi guardo intorno. In questo ambulatorio ci sono solo tre vecchie decrepite e una ragazzina. Attendo il mio turno.
Dopo una buona mezz’oretta: “Prego, il prossimo”.
Lascio la rivista di gossip che mi stava divorando, è incredibile come rimani appiccicato a tante stronzate quando non hai nulla da fare. Mi alzo ed entro nella parte.
“Buongiorno dottore”
“Oh Carlotta, buongiorno, si accomodi, che succede?”
“Eh, Dottore, stamattina mi sono alzata ed ero a pezzi. Un bel mal di testa e male a tutte le ossa… ho provato la febbre e avevo 38.3” Dire una cifra che non sia tonda, tipo 38 o 39 rende la cosa più credibile. “Poi ho preso una tachipirina ed è scesa un po’ ma mi sento tutta malmessa”.
“Ci sono moltissime influenze Carlotta, sarà sicuramente vittima di un virus! Le prescrivo una cura di qualche giorno e rimanga a letto al caldo. Ora le faccio anche il certificato per il lavoro.”
Con la carta tra le mani esco vincente e sorridente. Mi ha dato una settimana!!! Benissimo!!!
Prendo il cellulare, e trovo una chiamata di Miriam: scorro la rubrica e le telefono
“ciao! Mi hai cercata amo?”
“Ehy viaggiatrice!!! Dove sei finita?”
“Son tornata!!! Sei a casa?”
“No a dire il vero sono uscita per andare in biblioteca…”
“Aperitivi amo?”
“Ovvio, tra due minuti al solito bar!!”
Come nei film riattacchiamo senza salutarci. Non vedo l’ora di raccontarle tutto, sarà orgogliosa di me, di come ho abbandonato Francesco e rimarrà stupefatta.
Nel frattempo Mirko mi sta continuando a chiamare. Ma cosa vorrà? Ahhh, Vaffanculo! Non mi interessa, rimani li, stronzo! Leggo un suo sms “Rispondi, è importante” ma lo ignoro e mettendo il telefono in silenzioso mi avvio verso il bar.
Siamo davanti ad una tazza di cioccolata bollente, mi sono fatta mettere 4kg di panna montata e ci hanno portato pure i biscotti al burro!!! Ahhhrgh!!! Che goduria, fanculo alla dieta e ai vestitini! Sto cosi bene vestita cosi, tutta comoda… Sto raccontando a Miriam come è andata con Francesco e lei non batte ciglio ma rimane lì, come un automa a mangiare biscottini e fissarmi sconvolta dalle mie parole. Quando gli racconto della telefonata di Francesco che ho origliato lei porta una mano alla bocca e la spalanca dicendo “ommioddio!!! Ma non dovevi ascoltare!!!” Lei è così… un’ingenua…un’eterna romantica… colei che crede nel principe azzurro e che crede nell’amore per sempre. Mi serve avere un’amica cosi, lei è speciale e un po’ aiuta a smorzare il cinismo che è in me.
“Miriam, santo Dio! Ma non hai capito che mi sta tradendo?” le dico un po’ agitata.
Lei sospira e posa il mento su una mano. Poi mi fissa. Anzi no. Non sta fissando me, sta guardando dietro di me. “Che c’è?” le chiedo sospetta.
“Carlotta, stai calma e non muoverti”
Ommioddio, che succede???
“Perche? Miriam…dimmi…muoviti!”
“Non vorrei sbagliarmi ma … temo che ci sia qualcuno che ti sta cercando li fuori”
Mi giro di scatto e qualcosa mi si ficca nel cuore. Mirko. Sta per entrare. E’ bellissimo.  Non è come vedere il suo nome sul cellulare, vederlo mi riempie le vene, mi fa gonfiare il cuore, mi fa palpitare ogni cm del mio corpo. Ma devo scappare. Non posso e non voglio affrontarlo.
Mi metto di corsa il piumino e mi avvolgo mezza faccia nella sciarpa. Non mi riconoscerà. Mentre Miriam mi guarda a metà tra lo stupito e lo sconvolto, mi metto a raccogliere le mie cose per scappare in bagno e chiudermi dentro. Ma ad un tratto una mano forte e dinoccolata mi cinge il braccio.
“Lasciami stare” urlo facendo girare mezzo bar.
“Vieni con me brutta stronza!” non è arrabbiato, si vede. 
Finche mi sta trascinando fuori dico a Miriam “Torno subito” e mentre si sta chiudendo la porta la vedo nei suoi ricci scuri salutarmi dicendo “non preoccuparti ora vado in biblioteca, ci sentiamo al telefono”. E mentre lo dice sorride affabile.
Il mio rapitore mi butta sul sedile passeggero della sua macchina e io sono falsamente infuriata. Mi piace essere rapita. Da lui.
“Cosa vuoi? Eh? Cosa vuoi da me?”
“Ma perche non stai zitta ogni tanto?” e ingrana la prima, partendo sgommando. “Non abbiamo molto tempo, sono giorni che ti cerco, dove cazzo eri?”. Incrocio le braccia e mi atteggio “Ero a Parigi per lavoro”
“vestita cosi?” mi chiede ironico. Mi mancava il suo sarcasmo. “Veramente no, ora sono in mutua, non sto bene quindi riportami a casa” “Certo, stai malissimo…con la cioccolata calda e la tua amica Miriam, ma non raccontare cazzate”.
Che bello che è. Le labbra. Gli occhi neri.
Ad un tratto tira fuori un mazzo di chiavi e me lo lancia con sufficienza sulle gambe.
“Cos’è?” e subito capisco che sono le chiavi di casa sua e mi è venuto a rapire perche non vede l’ora di farlo di nuovo con me e mi sta portando da lui e mi farà ubriacare e lo faremo come l’ultima volta occhi negli occhi e poi ci ameremo per sempre e ci sposeremo in mezzo a tanti bambini vestiti di bianco e lui col cilindro in mano mi aspetterà all’altare mentre io percorrerò la navata della chiesa stretta in un abito a sirena nella mia nuova silhouette.
“Sono un mazzo di chiavi, non lo vedi?”
Mmm….  “e quindi?”
Vedo che la direzione che abbiamo preso non è proprio quella di casa sua. La mia ipotesi precedente crolla. Eureka! Mi sta portando a visitare la casa che ha comprato per noi due, il nostro nido d’amore dove procreare e creare la nostra famiglia e ora quando arriveremo sarà tappezzata di palloncini bianchi e per varcare la soglia ora mi prenderà in braccio come fanno gli sposi e prima di baciarmi mi chiederà se voglio diventare sua moglie.
“Quindi cosa? Ancora non l’hai capito?” mi chiede scocciato.
I miei sogni svaniscono come una nuvola di fumo trasportata da un alito di vento e io torno in me. 
Solamente quando gira nella tangenziale capisco che la meta è solo una. Mi illumino e mi volto verso di lui.
“stai dicendo che…”. Ora ho capito. Stiamo andando verso la mia vecchia cara casa. Osservo le chiavi nelle mie mani malconce. Queste sono le chiavi  per entrare a casa mia… la mia vera casa. LA mia casa immensa, bellissima, quella rosa pallido. Quella con la vasca idromassaggio e la taverna con le sedie giganti.
“Si… si… ora hai capito. Ma si tratta solo di un favore perché a prescindere da tutto sono un uomo di parola. Ho fatto una promessa e l’ho mantenuta.” Dice come se avesse qualcosa infilato nel deretano.
Figheggia ora, che paraculo il mio bellissimo rapitore.
“Come hai fatto?” chiedo sottovoce, non ho più fiato.
“Beh.. è una storia lunga ma ora siamo arrivati al dunque” mi sussurra misterioso spegnendo il motore e accostandosi a qualche centinaio di metri dalla casa.

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